Pare che il 50% dei consumatori si preoccupi che ingredienti e contaminanti presenti nei prodotti alimentari possano rappresentare un rischio per la loro salute e che oltre il 70% sia disposto a pagare di più per il cibo che sia stato testato indipendentemente.
Le preoccupazioni dei consumatori
Un recente studio, condotto da SGS, ha messo in luce le preoccupazioni dei consumatori in merito alla sicurezza alimentare, alle dichiarazioni sui prodotti, all'etichettatura e al benessere degli animali. Queste preoccupazioni confermano che la sicurezza del prodotto rimane forse il fattore più importante quando si tratta di decidere quale cibo acquistare.
Nel sondaggio, risalente al 2016 e realizzato intervistando 1.000 residenti in Germania, è emerso che il 66% delle persone si preoccupa dei residui di pesticidi che contaminano i prodotti alimentari, mentre il 52% è preoccupato per il benessere di quegli animali allevati per fornire carne, uova e latticini. Il 51% degli intervistati è attento agli additivi mentre il 49% è preoccupato dagli ingredienti geneticamente modificati.
L'esito di questa indagine ha rivelato che un eclatante 71% si dichiara disposto a pagare di più per prodotti alimentari che siano stati testati in modo indipendente.
Le preoccupazioni dei consumatori si indirizzano, in particolare, sui prodotti alimentari per le persone più vulnerabili: alimenti per bambini ed integratori alimentari in primis.
Oltre all'indagine sui consumatori in Germania, uno studio internazionale che ha coinvolto diverse migliaia di consumatori provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Cina, India e Giappone dimostra che circa il 67% dei consumatori sia preoccupato per il cibo non sottoposto a severi standard di controllo.
Test sempre più richiesti
In effetti, test per valutazioni microbiologiche, residui di pesticidi, allergeni, Ogm e contaminanti chimici siano effettivamente sempre più richiesti.
I prodotti vegetali non sono da meno e, anzi, necessitano di controlli extra. Si possono analiticamente verificare contaminanti naturali generati a seguito di autoconservazione; ad esempio, il MCPD ed i suoi esteri che vengono inavvertitamente prodotti nei processi di produzione, durante le fasi di riscaldamento, tostatura, affumicazione o raffinazione. Questi composti rappresentano un rischio per la salute umana, specialmente negli oli vegetali e animali nonché negli alimenti destinati all'infanzia.
Il discorso si amplia ancora se consideriamo come sia un requisito cogente che gli integratori alimentari e dietetici soddisfino i parametri di qualità richiesti fino alla loro data di scadenza. Se conservati, i nutrienti contenuti in un prodotto devono solo degradarsi entro i livelli di tolleranza consentiti; per lo stesso periodo, deve essere garantita la stabilità microbiologica.
Lo stoccaggio e l'imballaggio, in particolare il primario, possono produrre alterazioni importanti sul prodotto alimentare e, come tali, queste fasi possono e devono essere oggetto di valutazione ed indagine.
Le richieste dal mondo alimentare quindi sono moltissime, diversificate e soprattutto con un approccio e una finalità apparentemente differenti, ma sostanzialmente sovrapponibili: la tutela della sicurezza del prodotto alimentare (sia esso materia prima, semilavorato o prodotto finito) e, conseguentemente, della salute, ma anche l'assicurazione della qualità di prodotto dal punto di vista della rispondenza allo standard di produzione e della riproducibilità di ogni lotto.
L'esperienza di Biogest
Ormai da un ventennio, Biogest S.r.l. ha sviluppato una consolidata esperienza nell'analisi dei prodotti alimentari: screening di contaminanti ed allergeni, valutazione microbiologica, attribuzione della data di scadenza e del termine minimo di conservazione, riconoscimento di specie Ogm, contaminazioni di produzione, qualità degli ambienti di lavorazione, compatibilità dell'imballaggio, controlli in fase di immagazzinamento e stoccaggio, fino alle verifiche di qualità durante la somministrazione degli alimenti anche in ambito di ristorazione collettiva.
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