Una delle allerte alimentari che ha caratterizzato
gli ultimi mesi riguarda la presenza di acido deidroacetico
su alcuni formaggi. La vicenda ha
coinvolto moltissimi operatori delle industrie
casearie che producono formaggi stagionati e
che si sono visti sequestrare i loro prodotti dall’autorità
giudiziaria.
Le analisi condotte per il Ministero delle Politiche
agricole, alimentari e forestali hanno rivelato
una diffusa presenza di acido deidroacetico in
alcune tipologie di formaggi, tanto che è stata
disposta una verifica approfondita, con campionamenti
a tappeto.
L’acido deidroacetico è un additivo antimuffa
utilizzato in ambito alimentare negli Stati Uniti,
Sud America e nel mercato asiatico. A livello
europeo, è ammesso per uso cosmetico, ma non
è presente nella normativa comunitaria tra gli
additivi alimentari autorizzati.
Dopo alcuni approfondimenti analitici è stata
individuata l’origine della presenza di questa
sostanza, derivata dall’utilizzo del polimero
comunemente conosciuto come “Plasticoat”
per il trattamento antimuffa della crosta dei formaggi.
Solo per la cronaca, questo prodotto
proviene dalla Spagna e viene commercializzato
corredato di una scheda tecnica che specifica
trattarsi di plastificante “per uso alimentare”.
L’acido deidroacetico è, o forse a questo punto è
meglio dire “era”, una sostanza non conosciuta
in ambito caseario, quindi non prevista come
punto critico nei programmi di autocontrollo
aziendale. Non è un caso che, ad oggi, non esistano
metodiche ufficiali per la sua quantificazione e
che l’unica informazione disponibile relativa alla
procedura per l’analisi ed interpretazione del dato
derivi dal Ministero della Salute: viene tollerata
una presenza inferiore a 10 mg/kg per i formaggi
a crosta non edibile, ma si pretende l’assoluta
assenza per i formaggi a crosta edibile.
Il Ministero ha indicato la metodica per l’esecuzione
dell’analisi, specificando, inoltre, il limite di
rilevabilità e il Laboratorio Rocchi si è tempestivamente
attrezzato per eseguirla e validarla per
affiancare i clienti nell’affrontare e risolvere
anche questa problematica.
D’accordo che il problema “acido deidroacetico”
non era noto, oggi la questione importante
è: come può un’azienda alimentare evitare di
incorrere in analoghe future situazioni?
Noi riteniamo che la risposta risieda nell’applicazione
non banale dei principi dell’Haccp, con
una mente aperta alla complessità del settore
alimentare, affidandosi a consulenti esperti sia di
tutta la normativa di settore, che delle problematiche
strettamente tecnologiche del processo
produttivo.
Fondato nel 1949, il Laboratorio Rocchi è stato
uno dei primissimi laboratori privati per le analisi
alimentari e oggi è stato uno dei primi laboratori
a sviluppare una metodica quantitativa per
l’analisi di acido deidroacetico, dimostrando un
certo dinamismo… nonostante l’età!
Richiedi maggiori informazioni
Altri prodotti della stessa azienda:
Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere (Enzo Ferrari)
Sicurezza alimentare, dai controlli analitici alla comunicazione al consumatore in etichetta