L'Efsa ha aggiornato, su richiesta della Commissione europea, la sua valutazione sull'arsenico inorganico, confermando gli effetti nocivi di questa sostanza sulla salute dell'uomo.
La principale fonte di esposizione all'arsenico inorganico per la popolazione europea sono gli alimenti, soprattutto riso, cereali e prodotti a base dell'uno o degli altri. Anche l'acqua potabile contribuisce all'esposizione, benché i tenori in arsenico siano generalmente bassi in Europa.
Per valutare sostanze genotossiche e cancerogene presenti accidentalmente nella filiera alimentare, l'Efsa utilizza il calcolo del cosiddetto margine di esposizione (Moe) per i consumatori ossia il rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità, ma comunque misurabile, e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame.
L'Efsa ha rilevato che negli adulti i Moe relativi all'arsenico inorganico si attestano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i forti consumatori. Il che prospetta un rischio per la salute: un Moe pari o inferiore a 1 corrisponderebbe, infatti, a un livello di esposizione all'arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro della pelle, considerato l'effetto nocivo più rilevante.
L'Efsa sta anche valutando i rischi potenziali legati all'esposizione all'arsenico organico negli alimenti e quelli derivanti dall'esposizione congiunta sia all'arsenico organico sia a quello inorganico.