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Alimenti trattati con radiazioni ionizzanti, i risultati del Piano di controllo 2022

Fonte: Filippo Castoldi
Data: 24/06/2024


L'irraggiamento degli alimenti presenta numerosi vantaggi dal punto di vista del miglioramento della loro durabilità e della sicurezza microbiologica, permettendo, al contempo, di preservarne le caratteristiche organolettiche (la quantità di energia applicata è molto più bassa di quella, per esempio, impiegata in un processo termico). Per contro, l'idea che un alimento sia stato trattato con radiazioni ionizzanti viene spesso percepita come un rischio da parte dei consumatori. Al fine di contemperare questi due aspetti, l'Unione europea (UE), con le direttive 1999/2/CE e 1999/3/CE, recepite in Italia con il decreto legislativo 94/2001, ha normato il trattamento degli alimenti con radiazioni ionizzanti e disciplinato la loro importazione e commercializzazione, comprese le informazioni che devono essere obbligatoriamente fornite al consumatore in tutto il territorio dell'Unione.
In Italia, possono essere soggetti al trattamento con radiazioni ionizzanti, ai fini di prevenirne il germogliamento, le patate, le cipolle e gli agli, oltre alle erbe aromatiche e alle spezie essiccate, ma sul mercato potrebbero trovarsi anche altre categorie di alimenti importati da altri Paesi membri, che hanno autorizzato il trattamento in modo più esteso o da Paesi terzi (la decisione 2002/840/CE riporta l'elenco degli impianti situati in Paesi terzi autorizzati a esportare verso l'UE alimenti irradiati).
Al fine di verificare il rispetto delle disposizioni sia nazionali sia unionali in materia, a partire dal 2015 il Ministero della Salute emana, in collaborazione con il Laboratorio nazionale di riferimento (Lnr) presso l'Istituto Superiore di Sanità e con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, un Piano nazionale di controllo ufficiale sugli alimenti e i loro ingredienti trattati con radiazioni ionizzanti, i cui esiti vengono annualmente pubblicati dallo stesso Ministero.
Il principio informativo del Piano è quello, stabilito dal regolamento (UE) 2017/625, secondo il quale i controlli devono essere indirizzati in via prioritaria a quelle situazioni che presentano il rischio maggiore di irregolarità.
Nel 2022, il Piano prevedeva l'esecuzione di almeno 416 campioni di alimenti da parte delle Regioni e Province autonome e dei Punti di controllo frontalieri (Pcf). Di fatto, l'attività di controllo, soprattutto all'importazione (9 campioni analizzati e rendicontati su 90 previsti), non ha rispettato le previsioni del Piano (396 campioni analizzati). Nonostante questo, l'Italia è tra i Paesi che contribuisce maggiormente alla fornitura dei dati di controllo alla Commissione europea.
Quanto agli esiti dei controlli, si conferma la situazione di sostanziale conformità degli alimenti presenti sul mercato nazionale con un solo campione su 396, pari allo 0,25%, non conforme (mancata informazione circa l'avvenuto trattamento di cosce di rana), come pure la scarsa prevalenza di alimenti regolarmente trattati e correttamente etichettati commercializzati in Italia (10 campioni su 396, pari al 2,5%).
Per il futuro, al fine di superare le evidenti carenze rilevate quanto alla numerosità campionaria, il Ministero prevede di organizzare in collaborazione con il Lnr una giornata di formazione/workshop finalizzata al confronto con le Regioni/Province autonome per condividere le principali criticità e le azioni correttive necessarie. Inoltre, il numero dei campioni, suddivisi tra le diverse matrici, è stato aggiornato a partire dal Piano 2023 per tenere conto della popolazione e dei flussi commerciali in importazione, al fine di assicurare l'efficacia del sistema dei controlli.