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Resistenza antimicrobica, pubblicata la relazione sui batteri zoonotici e commensali

Fonte: Redazione "Alimenti&Bevande"
Data: 26/01/2024


Il Ministero della Salute ha pubblicato la relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici (Salmonella e Campylobacter spp.) e commensali (Escherichia coli) negli animali destinati alla produzione di alimenti e nelle carni derivate.
Il report copre il periodo che va dal 2014, primo anno di prima applicazione della decisione 2013/652/UE, che ha disposto l'esecuzione di piani armonizzati di monitoraggio della resistenza agli antimicrobici (Amr) da parte di tutti i Paesi membri, al 2021.
I piani hanno riguardato sia gli animali destinati alla produzione di alimenti (broiler, tacchini, suini e giovani bovini), sia le carni ottenute da questi, prodotte a livello nazionale e importate.
Gli esiti dei piani di monitoraggio hanno messo in luce la preoccupante estensione del fenomeno dell'Amr nelle diverse specie animali, con percentuali di ceppi resistenti a diversi tipi di antibiotici, tra i quali alcuni di ultima generazione e ritenuti "critici" per l'impiego in medicina umana. In particolare, in tutti gli anni considerati, la percentuale di Escherichia coli isolati dal contenuto intestinale resistenti a più classi di antimicrobici è risultata superiore al 50%, con punte, in alcuni anni e specie (broiler e tacchini), superiori all'80%. Pure estremamente alta la percentuale, anche superiore al 90%, di Escherichia coli in grado di produrre enzimi inattivanti l'importante classe degli antibiotici betalattamici (tra i quali, le penicilline e le cefalosporine).
Seppure con percentuali, fortunatamente, inferiori, sempre molto alta è la rilevazione di isolati di Salmonella dall'intestino degli animali resistenti a una o più classi di antibiotici.
Anche la percentuale degli isolati di Campylobacter spp. - da notare che le infezioni da Campylobacter rappresentano, secondo il Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, la zoonosi più diffusa nell'Unione europea proveniente dall'intestino di broiler e tacchini resistenti ad antibiotici ampiamente utilizzati in medicina umana (fluorochinoloni e tetracicline) - presenta valori allarmanti, superiori al 70%.
Questi batteri possono passare dall'intestino alle carni nel corso delle diverse fasi del processo di macellazione e preparazione e costituire, così, una fonte di infezione per i consumatori.
I dati della relazione, se da un lato destano preoccupazione per la certificata alta percentuale di isolati resistenti a uno o più antimicrobici, anche tra quelli ritenuti di "importanza critica" in medicina umana, fanno però intravedere anche come le misure adottate a livello comunitario e nazionale hanno, almeno in alcuni casi, iniziato a invertire la tendenza; si osserva, infatti, un decremento significativo di ceppi resistenti e multiresistenti. Questi ultimi dati, di per sé incoraggianti, devono essere di stimolo al fine di continuare con crescente impegno nella direzione fin qui seguita, con un uso più moderato dei farmaci antimicrobici in allevamento e l'applicazione, in allevamento e nelle fasi di produzione e preparazione, anche casalinga, degli alimenti, di corrette prassi igieniche, unica strada percorribile per non trovarsi presto in condizioni nelle quali non avremo più farmaci efficaci contro numerose infezioni batteriche.
                                                                                                             

Filippo Castoldi