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Covid-19 nei macelli, Grasselli: non è casuale che in Italia non sia accaduto

Fonte: @nmvi Oggi e S.I.Ve.M.P.
Data: 25/06/2020


A Guetersloh (Nord Reno-Vestfalia) le autorità tedesche hanno disposto il ritorno al lockdown per 360 mila abitanti. La misura fa seguito alle positività per Covid-19 in 1.550 addetti ad uno stabilimento di macellazione. È la prima volta che in Germania vengono ripristinate le misure di isolamento territoriale totale, dopo che erano state accantonate.

Il lockdown sarà totale fino al 30 giugno. I tamponi sono già iniziati in tutti gli stabilimenti per la lavorazione delle carni del Land, dove lavorano circa 20 mila persone. Successivamente si estenderanno alla popolazione per verificare la portata del contagio al di fuori della cerca dei macellatori e delle loro famiglie.

I focolai che stanno interessando i macelli in Europa e nel mondo, in particolare negli Usa e Brasile, "non dipendono dagli animali o dalle carni che vi vengono lavorate", precisa il segretario nazionale del Sindacato italiano Veterinari Medicina pubblica (S.I.Ve.M.P.), Aldo Grasselli, che aggiunge: "Non è casuale che questo in Italia non sia accaduto. Gli impianti di macellazione sono luoghi molto esposti alle contaminazioni e per questo da sempre le norme e le rigide prassi igienico-sanitarie devono essere rispettate per tutelare i lavoratori ed evitare contaminazioni. In Italia i ritmi di lavoro sono evidentemente rimasti compatibili con la tutela dei lavoratori. Al contrario, i ritmi di lavorazione nei Paesi in cui si sono verificati i focolai potrebbero essere stati più intensi e serrati".
"La Fase 2/3 - precisa Grasselli - non è libera dal Covid-19. Occorre quindi mantenere alta l'attenzione, anche in Italia, monitorando lo stato di salute di tutti coloro che hanno ripreso a lavorare. E l'industria italiana delle carni deve essere anch'essa tutelata da notizie generalizzate e da associazioni infondate con quella di altri Paesi. Innanzitutto perché l'Italia non è stata colpita da casi di Covid-19 nei macelli, secondariamente perché una crisi di fiducia montata ad arte verso le nostre produzioni alimentari farebbe l'interesse della concorrenza e si rivelerebbe un disastro per l'intero Paese".
"In Italia - conclude - non abbiamo avuto focolai in questo settore, le nostre imprese hanno operato correttamente; tuttavia non possiamo pensare che il rischio sia zero. Per questo è utile aggiornare costantemente le linee guida per prevenire la diffusione del Covid-19 anche tra i lavoratori degli stabilimenti di lavorazione delle carni, come fatto sin ora nel nostro Paese".