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Etichette alimentari. Le principali problematiche

Dalla lingua da utilizzare all'indicazione degli additivi.

Autori: Giuseppe De Giovanni
Fonte: rivista 'Alimenti&Bevande' n. 5/2019
Data: 15/06/2019


L'"etichettatura dei prodotti alimentari", dopo circa 40 anni dalla sua prima applicazione comunitaria, richiama sempre più l'attenzione di imprese, esperti ed organi di controllo.
Sia le direttive che il regolamento (UE) 1169/2011 ne hanno posto bene in evidenza i diversi aspetti, distinguendo i prodotti oggetto di libera circolazione comunitaria da quelli destinati al solo mercato interno.

Il regolamento (UE) 1169/2011, mentre lascia molto spazio all'iniziativa degli Stati membri per quanto riguarda i prodotti sfusi (non preconfezionati), che in via generale non sono oggetto di libera circolazione, preclude ogni possibilità sui prodotti preconfezionati, su cui può legiferare solo l'Unione europea (UE), ad eccezione di modesti interventi, che devono in ogni caso essere autorizzati dall'UE.

Fino al 2011 l'etichettatura degli alimenti è stata una materia oggetto di direttive, ma a partire da quell'anno si è passati al regolamento. Il motivo di fondo è da rilevarsi nella necessità di:

· stabilire regole uniche, allo scopo di evitare problemi nella circolazione comunitaria;
· stabilire regole uniche per le imprese, a prescindere dal Paese di appartenenza;
· garantire identica informazione per i consumatori comunitari.

Con le direttive, invece, alcuni settori economici ricorrevano all'annosa politica di salvaguardia degli interessi di bottega, tramite interventi politici nazionali, pur sapendo che le direttive non contemplavano questa finalità.

Il punto sulle maggiori inadempienze delle aziende alimentari in materia di etichettatura.

 



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