Il decreto legge 91/14, il cosiddetto “Campolibero”,
poi convertito (con modifiche) nella
legge 116/14, ha generato problemi interpretativi
e, quindi, applicativi, su alcune delle novità
introdotte: il potenziamento dell’istituto della
diffida e il pagamento della sanzione amministrativa
in misura ridotta.
Come già affermato in un editoriale pubblicato
su queste pagine circa un anno e mezzo fa,
“non è ben chiaro se tra gli illeciti (amministrativi)
cui applicarle siano comprese o meno le violazioni
relative alle norme in materia di sicurezza
alimentare. E, come sempre accade, questa
mancanza di chiarezza va a discapito sia dei controllori,
che si trovano ad operare in un contesto
nebuloso, sia dei controllati, cui vengono di conseguenza
applicate sanzioni, in alcuni casi, successivamente
ridotte o annullate, passando però
per le vie giudiziarie”.
La mail di un lettore ci ha spinto
a riaffrontare la questione, rivolgendo alcune
domande al capo del Dipartimento dell’Ispettorato
centrale della Tutela della qualità e della
Repressione frodi dei prodotti alimentari (Icqrf),
Stefano Vaccari, e
ad alcuni esperti del settore.
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