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Monoporzioni di miele e origine. Una sentenza innovativa

Le novita' apportate dalla Corte di Giustizia nella causa C-113/15

Autori: Corrado Finardi
Fonte: rivista "Alimenti&Bevande" n. 1/2017
Data: 24/02/2017


Alcune recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) ridimensionano fortemente il valore guida di determinati documenti ufficiali, ma di rango non normativo, della Commissione europea. Al centro, il “bene giuridico” da tutelare.
Nella causa C-113/15, ad esempio, la Cgue, non solo ha disatteso lo spirito, ma ha dichiarato nulla un’interpretazione precedentemente fornita dall’Esecutivo comunitario sulle informazioni alimentari da dare ai consumatori.
L’aspetto del tutto innovativo è che – se già si era a conoscenza del valore non legale e, per così dire, indicativo delle linee guida fornite dalla Commissione (anche nella forma di “Domande e Risposte” al regolamento (UE) 1169/2011) – non ci si aspettava un vero e proprio ribaltamento di quanto già scritto dall’Esecutivo comunitario, nel nome di una più elevata tutela da dare ai consumatori, con un maggiore volume di informazioni disponibili.
In questi anni, a dire il vero, le linee guida della Commissione europea hanno fornito agli operatori sul campo una fonte interpretativa primaria – data anche la complessa genesi del reg. (UE) 1169/2011 – e hanno finito per assumere un valore paragiuridico molto utile ad orientare controllori e operatori.
La sentenza della Corte di Giustizia chiarisce in modo inequivocabile che le informazioni da fornire ai consumatori, anche tramite collettività, non possono essere semplificate, nemmeno nel caso di piccole confezioni monodose (come, per esempio, nel caso di specie, miele in astucci da 20 g).



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