"La resistenza di Salmonella e Campylobacter ad antimicrobici di uso comune viene osservata ancora di frequente sia nell'uomo sia negli animali". È quanto affermano il Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc) e l'Autorità europea per la Sicurezza alimentare (Efsa) nel rapporto 2020-2021 sulla resistenza agli antimicrobici nei batteri zoonotici e indicatori individuati nell'uomo, negli animali e negli alimenti.
In diversi Paesi si sono però registrate tendenze incoraggianti:
• una percentuale crescente di batteri provenienti da animali da produzione alimentare è risultata sensibile a tutti gli antimicrobici testati;
• la prevalenza delle beta-lattamasi a spettro esteso (Esbl) e delle beta-lattamasi AmpC (AmpC) che producono Escherichia coli sta diminuendo;
• tra il 2013 e il 2021, è stato osservato un calo della resistenza di Salmonella all'ampicillina e alla tetraciclina nell'uomo, in particolare per quanto riguarda Salmonella typhimurium, comunemente associata a suini e vitelli, che è spesso resistente a più farmaci, nonché una tendenza alla diminuzione della resistenza di Campylobacter jejuni all'eritromicina nell'uomo e nei polli da carne.
Il rapporto evidenzia, tuttavia, una tendenza all'aumento di resistenza di Salmonella enteritidis e Campylobacter jejuni - responsabili della maggior parte dei casi di salmonellosi e campilobatteriosi umana - alla ciprofloxacina nell'uomo. Andamenti simili sono stati osservati in Campylobacter jejuni proveniente da polli da carne tra il 2009 e il 2020, con resistenza alla ciprofloxacina in aumento in parecchi Paesi, al punto che questo antimicrobico non può più essere raccomandato per il trattamento delle infezioni gravi da Campylobacter nell'uomo.
La resistenza di Escherichia coli ai carbapenemi, infine, rimane rara sia negli animali da produzione alimentare sia nell'uomo.