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Etichette alimentari, pubblicata la relazione della Corte dei Conti europea

Fonte: Corte dei Conti europea
Data: 02/12/2024


La Corte dei Conti europea ha pubblicato la relazione speciale n. 23/2024, incentrata sull'etichettatura degli alimenti nell'UE.
I consumatori - avverte la Corte - possono facilmente perdersi in un labirinto di etichette alimentari "in quanto sono esposti ad un numero crescente di indicazioni, loghi, slogan e punteggi che possono non solo creare confusione, ma anche risultare fuorvianti".
"Il problema - si legge in una nota della Corte - è che le lacune della normativa UE possono lasciare i consumatori in balia di informazioni ingannevoli. Ad esempio, le norme dell'Unione europea permettono l'utilizzo di indicazioni nutrizionali e sulla salute anche per prodotti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e/o sale, il che fa sì che alimenti dolci, come le barrette energetiche, possono essere pubblicizzate evidenziando l'‘alto contenuto di proteine'. Analogamente, i consumatori sono sempre più esposti a indicazioni sulla salute non regolamentate relative a sostanze vegetali o ‘botaniche' (come ‘contribuisce al recupero energetico' o ‘migliora le prestazioni fisiche'), anche se non sono suffragate da prove scientifiche. Alcuni consumatori, inoltre, potrebbero persino subire effetti negativi sulla salute: i soggetti con allergie alimentari, infatti, potrebbero essere esposti ad etichette sugli allergeni eccessivamente prudenti e a dichiarazioni vaghe, come ‘può contenere', vedendo così limitata la loro scelta di prodotti. I vegetariani e i vegani, poi, devono prestare particolare attenzione: sui prodotti a loro destinati sono apposte etichette il cui uso non è regolamentato e non ne esiste una definizione valida in tutta l'UE".
"E ancora - prosegue la Corte - l'etichettatura nutrizionale fronte pacco, come Nutri-Score, NutrInform Battery e Keyhole, non è armonizzata a livello europeo e i portatori d'interessi UE non hanno trovato un accordo sul sistema di etichettatura da utilizzare. Tuttavia, la standardizzazione delle norme può aiutare i consumatori ad individuare le scelte alimentari più sane e, potenzialmente, a prevenire malattie legate all'alimentazione. La coesistenza di molteplici regimi nei paesi dell'UE, ognuno con diversi significati e finalità, ha invece l'effetto opposto: crea confusione piuttosto che orientare i consumatori.
A ciò si aggiunge il crescente numero di etichette, loghi e indicazioni volontarie utilizzati per attirare i consumatori. Tra questi, le cosiddette ‘etichette pulite', che segnalano l'assenza di determinati elementi (ad esempio, ‘senza antibiotici') e qualità non certificate (come ‘fresco' e ‘naturale'), ma anche la gran varietà di asserzioni ambientali, che non sono altro che un esempio di ambientalismo di facciata (greenwashing). Tutte pratiche che le norme UE attuali non sono purtroppo in grado di arginare".
"I controlli in genere funzionano bene per gli elementi obbligatori dell'etichettatura degli alimenti - conclude la nota della Corte - mentre sono pochi o inesistenti per le informazioni volontarie, come le indicazioni nutrizionali e sulla salute, o sulle vendite di prodotti alimentari online (che sono esplose a partire dalla pandemia), con siti Internet al di fuori dell'UE quasi impossibili da controllare e, in caso di violazioni, le sanzioni pecuniarie non sono sempre dissuasive, efficaci o proporzionate".