La Corte di Giustizia europea, pronunciandosi nella controversia tra l'Agenzia delle dogane di Venezia e la Società italiana commercio e servizi (Sices), sostenuta da altre società, afferma che dovrà essere il giudice italiano "a verificare l'esistenza o meno di una pratica abusiva, prendendo in considerazione tutti i fatti e le circostanze del caso, comprese le operazione commerciali precedenti e successive all'importazione in questione".
Nel caso specifico, a rivolgersi alla Corte di Giustizia dell'Ue è stata la Commissione tributaria regionale di Venezia Mestre, in una vicenda che vede alcuni vecchi operatori acquistare aglio cinese, rivenderlo subito ai nuovi importatori che si occupano di far giungere il prodotto in Italia con l'esenzione dal dazio per poi rivenderlo agli stessi vecchi operatori, che così possono acquisirlo a un prezzo inferiore.
La normativa europea ha infatti previsto l'apertura del mercato a nuovi importatori (che in quanto tali possono beneficiare di un esenzione dal pagamento del dazio, pari a 1.200 euro la tonnellata), in modo da salvaguardare la concorrenza e impedire che un solo o pochi importatori possano controllare il mercato.
Dal punto di vista formale, spiegano alla Corte Ue, c'è il pieno rispetto delle norme europee nelle singole operazioni; tuttavia, va verificato che le operazioni non siano state ideate artificiosamente allo scopo essenziale di beneficiare del dazio agevolato.
Corte di giustizia Ue: triangolazioni sospette nelle attività di import di aglio cinese in Italia
Fonte: Europe directData: 18/03/2014